Ricercatori siate artisti

 

 

Tutti d'accordo con Karl Raimund Popper quando afferma che ogni scoperta contiene un elemento irrazionale o un'intuizione creativa. Perché di intuizione, immaginazione e creatività, insomma di tutto ciò che sfugge ad un logico, freddo e programmato protocollo di ricerca, si è parlato in trasmissione con la prof.ssa Rita Levi Montalcini, premio Nobel per la Medicina 1986 ed il prof. Enrico Garaci, presidente dell'Istituto Superiore di Sanità, in occasione della loro venuta a Brescia per la giornata inaugurale dell'anno golgiano. Un anno, quello del 2006, che fu denso di eventi scientifici e culturali promossi dalla Fondazione Golgi e dagli Atenei di Brescia e Pavia per ricordare la figura e le opere di Camillo Golgi, in occasione del centenario del Nobel per la Medicina a lui conferito nel 1906. Si parlò di ricerca, ovviamente, che ai tempi di Camillo Golgi e della stessa Rita Levi Montalcini era caratterizzata oltre che da una buona dose d'intuito anche dall' arte di arrangiarsi. Insomma come dire: la necessità aguzza l'ingegno. Ed era come vederli. Lui, Camillo Golgi giovane medico bresciano che, per ristrettezze economiche, lascia le sue ricerche all'Università di Pavia e accetta il posto di medico residente al Pio Luogo degli incurabili in quel di Abbiategrasso dove in cucina installa un piccolo laboratorio con tavolo, microscopio, qualche bisturi e tantissime boccette di coloranti. Lei, Rita Levi Montalcini, giovane ricercatrice che, per ragioni razziali, è costretta nella sua abitazione di Torino dove continua le sue ricerche in camera da letto trasformata in laboratorio. Nel suo libro "Elogio dell'imperfezione" si può leggere: " Di fronte alla finestra che affacciava su un lungo balcone prospiciente il cortile del palazzo, sistemai il tavolo con la cassetta nella quale operavo gli embrioni di pollo. Tra il tavolo operatorio e il letto, su due altri tavoli, disposi il microtomo e il microscopio Zeiss per lo studio istologico delle sezioni degli embrioni fissati e colorati...addossata alla parete opposta a quella occupata dal letto, avevo collocato una istoteca nella quale conservavo le sezioni seriate degli embrioni di pollo, l'incubatrice e il termostato". Ebbene sì, l'amore per la Scienza, per la Ricerca non ha limiti e non conosce ostacoli. Così fu per Camillo Golgi alla fine del 1800, così è stato per Rita Levi Montalcini 50 anni dopo. Ma cosa cercavano i grandi scienziati, futuri Nobel per la Medicina? Camillo Golgi, neurologo, istologo, infettivologo stava cercando un nuovo metodo di colorazione per evidenziare le cellule nervose. Tra le tante sostanze usate in quel periodo l'unica che dava dei risultati apprezzabili era il carminio. Golgi nell'inverno del 1873, proprio nella cucina di Abbiategrasso, ebbe l'idea di sostituire il carminio con il nitrato d'argento e notò che i neuroni, dal corpo contenente il nucleo al lungo processo filiforme (assone) sino alle più fini terminazioni (dendriti), assumevano un bel colore bruno scuro che contrastava con il giallo oro circostante del tessuto non impregnato. Fu una scoperta fondamentale per le Neuroscienze che aprì nuovi orizzonti alla neurofisiologia e alla comprensione del mistero dei misteri: il meccanismo del pensiero dell'uomo. Un intero Universo si dischiuse così agli occhi dei ricercatori contemporanei e futuri. Tra i primi, un giovane spagnolo, Santiago Ramon y Cajal che, con le sue scoperte sulla trasmissione nervosa, divise con Lui il Nobel nel 1906. Tra quelli delle generazioni successive, Rita Levi Montalcini che, grazie al metodo della impregnazione argentica, iniziò a studiare il sistema nervoso degli embrioni di pollo e procedendo nei suoi studi, arrivò alla scoperta del "Nerve Growth Factor" (fattore di crescita nervoso) e quindi al Nobel per la Medicina nel 1986. In trasmissione ancora una volta Rita Levi Montalcini diede il meglio di sé, dando luogo ad un dibattito vivace con il prof. Garaci e gli altri ospiti presenti in studio. E alla domanda se oggi per i nostri giovani ricercatori la vita fosse più semplice, la sua risposta categorica fu: " Niente affatto. Tante le difficoltà che nascono soprattutto dalla competizione. Io non avevo competizione attorno a me. Ero entrata in una giungla in cui nessuno, neppure i miei due compagni che mi avevano preceduto a Stoccolma, Luria e Dulbecco, erano interessati ad entrare. Loro erano impegnati su altri fronti: Salvator Luria nello studio dei virus e Renato Dulbecco in quello dei tumori. Io ero, per mia fortuna direi, sola nella giungla, totalmente affascinata dal sistema nervoso. Oggi la situazione è completamente diversa perché sono in centinaia a lavorare sullo stesso problema. C'è una competizione enorme e forse, per caso, qualcuno vincerà. L'intuito da solo, non basta più. Comunque la ricerca di base va aiutata e sponsorizzata perché è solo immaginando ciò che oggi non c'è ma che domani potrebbe esserci che si potranno trovare punti di appiglio nuovi per la diagnosi e la terapia di tante malattie". Rita Levi Montalcini disse anche chiaramente che il nostro Paese vive un momento di crisi di valori. Ha le competenze, ma non le valorizza. Ha una grande ricchezza, che sono i giovani, ma deve offrire loro modelli credibili e capaci di far comprendere l'importanza della ricerca a 360 gradi contro le grandi malattie così da risollevare un pianeta in cui ''i nove decimi della popolazione vivono in condizioni disumane, dopo secoli di colonialismo''. Ha quindi proposto Camillo Golgi come ''un concreto modello da seguire: un uomo di Scienza che ha rivoluzionato la Medicina, ha compiuto ricerche scientifiche in settori diversi ed è stato un uomo pubblico impegnato nel sociale. Ed ha ribadito ancora una volta un concetto espresso dallo stesso Golgi e cioè che Scienza e Ricerca devono essere coltivate senza pregiudiziali fedi politiche e religiose e che la vera fede dello scienziato deve essere solo la sua piena fiducia nel metodo sperimentale. 

More in this category: « Logo Health and Society »

Please accept the privacy policy View policy