ADDIO RITA

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Rita Levi Montalcini, Premio Nobel per la Medicina 1986, Senatrice a vita e Presidente onoraria della nostra Fondazione, è morta a Roma nella sua abitazione romana il 30 dicembre 2012 all'età di 103 anni mentre ancora studiava e lavorava alle sue ricerche.
È per tutti noi un grave lutto non solo perché era la nostra Presidente ad honorem ma soprattutto per l'amicizia che ci ha sempre dimostrato, per i consigli che ci ha sempre dato, per la generosità con la quale si sottoponeva a lunghi viaggi per partecipare ai nostri congressi e per la squisita disponibilità, da quella grande comunicatrice che era, nel concedere interviste e spezzare così il pane della Scienza, quella vera, per tutti.
Nel corso degli ultimi 20 anni la Dott. Luisa Monini, nostra attuale Presidente, l' ha ospitata nelle sue trasmissione di divulgazione medico-scientifica numerosissime volte, realizzando puntate uniche che rimarranno a testimonianza del suo pensiero e del suo operato sapiente, generoso, tenace, intenso, tanto nella ricerca scientifica quanto negli aiuti umanitari alle donne dei Paesi poveri del mondo. Il mio primo contatto con la prof.ssa Rita Levi Montalcini fu telefonico. Correva l'anno 1986 ed io l'avevo chiamata per invitarla al congresso internazionale che la nostra Fondazione, ogni due anni, organizza per la Ricerca sulle Lesioni del Midollo Spinale.


Era lo stesso anno in cui le era stato conferito il Nobel per la Medicina e, cosa che mi meravigliò non poco, con voce sconsolata mi rispose che non se la sentiva di accettare l'invito a causa dello scombussolamento che
l' alta onorificenza aveva portato nella sua vita.
Quello fu l'inizio di un rapporto che ben presto prese forma e si consolidò. Rita era anche venuta a conoscenza dei successi che, grazie alle innovative tecniche microchirurgiche, io ottenevo nella guarigione di numerose malattie dei nervi periferici e,nella sua infinita generosità, mi inviava persone che mi raccomandava caldamente. Per la "sua" Giuseppina Tripodi però non alzò la cornetta del telefono ma la accompagnò personalmente, come la più amorevole delle madri.
Tanti i ricordi che si intrecciano e rincorrono pensando a Lei.
Potrei parlare a lungo delle sue ricerche e dei suoi successi cominciando dalla scoperta del N.G.F. (nerve growth factor, fattore di crescita dei nervi che ha aperto la porta alla ricerca ed alla scoperta di tanti altri fattori di crescita) ma di questo sicuramente siete già informati.
Preferisco dunque ricordarla come grande ricercatrice e come donna impegnata con tutta se stessa anche nel Sociale .
Oltre ad aver creato la Fondazione per la Ricerca Neurobiologica ( E.B.R.I. European Brain Research Institute) per contrastare la fuga all' estero dei nostri giovani ricercatori, consentendo dunque loro di fare ricerca in Italia, Rita Levi Montalcini aveva dato vita ad un'altra Fondazione in difesa delle donne , per promuoverne l' istruzione e l'emancipazione; questa Fondazione opera sopratutto in Africa dove Lei avrebbe voluto andare fin da adolescente per affiancare Albert Schweitzer nella sua lotta alla lebbra. Nonostante le resistenze del padre Adamo Levi che, come si conveniva a quei tempi, non desiderava alcun tipo di istruzione superiore per le sue tre figlie, Rita Levi Montalcini si iscrisse a Medicina presso l' Università di Torino e studiò nella Scuola dell'istologo Giuseppe Levi insieme a Salvador Luria e Renato Dulbecco che, come lei, avrebbero ottenuto il premio Nobel per la Medicina; Luria nel 1969, Dulbecco nel 1975.
Rita Levi Montalcini ha sempre sostenuto che la Ricerca sul sistema nervoso avrebbe dovuto diventare patrimonio di tutti; non solo anatomici, neurologi, neurochirurghi, ma anche genetisti, immunologi, matematici, fisici, chimici, informatici e chirurghi di differente estrazione potevano entrare nel favoloso mondo delle Neuroscienze.
Di fatto Rita Levi Montalcini già 20 anni or sono parlava di traslazionalità ed interdisciplinarietà della ricerca scientifica.
Rita si è sempre interessata alle mie ricerche sulla rigenerazione del midollo spinale dandomi anche preziosi suggerimenti per ampliare la ricerca stessa come quando, avendo visto camminare la prima persona paraplegica operata di connessione del sistema nervoso centrale con i nervi periferici, mi chiese come mai questo era possibile. Insomma, perché e come la persona così operata poteva camminare? A quali neurotrasmettitori i suoi muscoli obbedivano?
Fu per tutti noi del gruppo di ricerca una vera sfida alla quale rispondemmo compatti intensificando e ampliando le ricerche che divennero sofisticatissime permettendoci però alla fine di arrivare alla soluzione del dilemma.
In parole semplici quello che il nostro gruppo (costituito dai professori: Pierfranco Spano, Marina Pizzi, Sergio Barlati, Bruno Guarneri, Alessandro Barbon, Roberto Bresciani ) riuscì a dimostrare fu che, anche a livello della placca neuro-muscolare normale ( quella che risponde al neurotrasmettitore acetilcolina), erano presenti i recettori del glutammato ( neurotrasmettitore del cervello ) che, normalmente non espressi, in caso di necessità riescono a riorganizzarsi e a funzionare di nuovo consentendo così la contrazione muscolare e dunque la deambulazione della persona paraplegica.
Questi nuovi studi furono pubblicatici nel giro di pochi mesi sul P.N.A.S. ( Proceeding National Academy of Science ), prestigiosa rivista dell'Accademia Americana delle Scienze, e mi valsero da parte della prof.ssa Rita Levi Montalcini la candidatura al premio Nobel nel 2006.
Le sono e sarò sempre grato per questo suo gesto nei miei confronti perché è stato un modo, veramente unico, di dimostrarmi la sua stima e il suo affetto. Anche il protocollo di ricerca al quale stiamo lavorando attualmente per capire come funzioni quella che io ho definito plasticità cerebrale per multipli singoli neuroni sparsi in zone diverse della corteccia cerebrale è stato da Lei fortemente condiviso e raccomandato.
Con Rita Levi Montalcini abbiamo perduto una colonna portante della nostra Fondazione ma continueremo ad averla vicina nella nostra ricerca ricordandola soprattutto per l'esempio datoci di instancabile lavoro, di entusiasmo, di curiosità nella ricerca e per la sua cospicua opera letteraria, condivisa sino all' ultimo con la sua amica e collaboratrice più stretta, la dott.ssa Giuseppina Tripodi, alla quale va il nostro sentito ringraziamento e la condivisione di un dolore che, prima ancora che universale come la sua scienza, tocca ciascuno di noi nel nostro intimo più profondo, là dove Rita ha lasciato l' indelebile impronta dei suoi messaggi e del suo dolce sorriso. Grazie Rita.

 

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